Non sono molte le moderne installazioni industriali nelle quali è possibile fare a meno, per obiettive necessità di salute oltre che per conformarsi a precise regole e norme legali, dell’implementazione di sistemi di filtraggio e pulizia dell’aria; molti di questi, oggi, possono essere radunati sotto l’ampio ombrello dei sistemi ad aria compressa, che funzionano forzando l’aria inquinata a passare, sotto pressione, attraverso dei filtri a cartucce nei quali le particelle sottili sospese nell’aria stessa rimangono intrappolate.
Nel momento in cui deve decidere quindi di installare uno di questi sistemi, la direzione aziendale necessita di criteri che le rendano possibile valutare la bontà e l’affidabilità dell’impianto, così da comparare le diverse offerte. Tre sono, a livello di mercato, i criteri normalmente considerati nella valutazione di questi sistemi di purificazione dell’aria:
– la qualità dell’aria richiesta;
– l’impatto ambientale;
– il costo complessivo lungo la vita totale del sistema.
È comparando le performance in tali ambiti con gli standard riconosciuti che è possibile tracciare un profilo qualitativo dell’impianto.
A richiedere tale attenta valutazione, oltre alle ovvie considerazioni di ordine economico, ce ne sono anche di molto pressanti sul piano legale e normativo. Vi sono infatti regole precise che dettano quale debba essere la qualità dell’aria in molti settori, ad esempio quello farmaceutico o, allo stesso modo, quello alimentare. In altri ambiti, è la salute dei lavoratori che deve essere tutelata; è il caso, per fare un esempio, delle industrie del comparto chimico, o di quelle dove si svolgono lavorazioni altamente inquinanti e con elevato livello di pericolose polveri sottili. E non dimentichiamo che esistono anche settori – uno su tutti, quello della produzione di apparecchiature elettroniche – nei quali un’estrema pulizia dell’aria è non soltanto una tutela per le persone, ma anche un importantissimo requisito per la qualità finale dei prodotti assemblati.